Colpito da ictus, è stato portato al Neuromed solo dopo un calvario di quaranta ore, di cui dieci in ambulanza, su e giù tra Molise e Abruzzo. Ora è paralizzato su una carrozzina.
La storia del padre di Tecla Boccardo è l’ennesima storia di Malasanità, ritardi e superficialità e probabilmente finirà davanti ai giudici. La segretaria regionale della Uil appare decisa e determinata: “Denuncerò tutto quello che è accaduto, mio padre si poteva salvare e, invece, è finito paralizzato su una carrozzina. Quando si è sentito male, avevo chiesto di portarlo subito alla Neuromed, ma non c’è stato niente da fare. Quando è arrivato a Pozzilli, era già troppo tardi, erano passate quaranta ore da quando era stato colpito da un ictus. L’incubo è cominciato alle tre di mattina del 18 luglio scorso. Chiediamo l’intervento di un medico che, come lo vede, parla subito di un possibile ictus. Il 118 lo porta all’ospedale di Termoli dove, però, non possono fare nulla. Chiamano Pescara e chiedono se li’ ci sia posto. Ma si perde troppo tempo e quando arriva in ambulanza, dopo cinque ore, a Pescara, dicono che il posto non c’è più e oramai è tardi per intervenire con la trombolisi meccanica e lo rimandano indietro. Così da Pescara l’ambulanza lo porta al Cardarelli di Campobasso, dove resta in corsia per altre 24 ore, nonostante io chieda, disperatamente di trasferirlo alla Neuromed. Alla fine, dopo mie ripetute e insistenti pressioni e dopo aver chiesto aiuto a tante persone, anche esterne, ci riesco e la sera del 19 luglio, alle 19, finalmente lo ricoverano a Pozzilli. Li’ gli specialisti ci danno la brutta notizia: non si può più operare, oramai l’ictus si è trasformato in emorragia e l’Intervento non è possibile, è troppo tardi. Dalle tre di mattina del 18 luglio, alle 19 del giorno dopo, sono passate quaranta ore. Mio padre rischia la vita. Ora dopo mesi di cure e terapie e’ semi paralizzato e vive su una carrozzina con una qualità della vita bassissima. Ma non avrò nessuna remora a chiedere giustizia. Se ci fosse stata la Rete Ictus, mio padre sarebbe arrivato alla Neuromed dopo un’ora e oggi, probabilmente, starebbe anche bene”.