RACCOMANDAZIONI INTERNAZIONALI PER DISTINGUERE I PARKINSONISMI ATIPICI: IL RUOLO STRATEGICO DELLA NEUROFISIOLOGIA CLINICA

Pubblicato il “position paper” ufficiale della International Parkinson and Movement Disorder Society

È frutto di un lavoro durato oltre due anni il ‘position paper’ appena pubblicato su Movement Disorders Journal, rivista ufficiale della International Parkinson and Movement Disorder Society (MDS). Un ‘position paper’ è un documento ufficiale che definisce lo stato dell’arte su un determinato argomento, indicando le migliori pratiche da seguire secondo la comunità scientifica. Il documento, redatto da una task force internazionale, definisce un nuovo algoritmo diagnostico basato su esami neurofisiologici per distinguere in modo più accurato tra le diverse forme di parkinsonismo atipico, come la paralisi sopranucleare progressiva (PSP) e l’atrofia multisistemica (MSA).

A coordinare il lavoro è stato Antonio Suppa, professore di neurologia presso il Dipartimento di Neuroscienze Umane di Sapienza Università di Roma e ricercatore presso l’I.R.C.C.S. Neuromed di Pozzilli, primo autore della pubblicazione scientifica. A lui è stato affidato il ruolo chiave di rielaborare in modo critico tutte le precedenti pubblicazioni scientifiche sull’argomento e proporre un nuovo algoritmo diagnostico basato su strumenti neurofisiologici accessibili e di uso comune, con lo scopo di fornire agli specialisti una guida step‑by‑step utile alla distinzione clinica tra le varie forme di parkinsonismo atipico.

“I parkinsonismi atipici – spiega Suppa – sono patologie neurodegenerative che, pur manifestandosi inizialmente con sintomi simili a quelli della Malattia di Parkinson, se ne differenziano per una più rapida evoluzione clinica, una risposta scarsa o assente alla L-Dopa e la presenza di segni aggiuntivi, come gravi disturbi cognitivi e dell’equilibrio. La distinzione clinica tra la Malattia di Parkinson e i parkinsonismi atipici può rivelarsi particolarmente complessa nelle fasi iniziali della sintomatologia.”.

“Per la prima volta – aggiunge il professore – abbiamo costruito un percorso diagnostico che integra metodiche già presenti nella maggior parte dei laboratori di neurofisiologia. Non si tratta di tecnologie complesse o riservate a centri ultra-specialistici, ma di strumenti ampiamente disponibili, che possono essere applicati in modo sistematico per supportare le diagnosi cliniche nei casi più difficili”.

Il lavoro della task force ha permesso di strutturare in modo rigoroso l’impiego di specifici esami di neurofisiologia clinica inserendoli in un algoritmo che accompagna il neurologo passo dopo passo nella valutazione del paziente. Una guida preziosa soprattutto nelle fasi iniziali della malattia, quando i sintomi sono sfumati e le diagnosi più incerte.

“Il coinvolgimento dell’Istituto Neuromed in un ruolo strategico all’interno di una task force internazionale di questo livello – conclude Suppa – conferma l’importanza delle competenze sviluppate nel nostro centro nel campo della neurofisiologia applicata ai disturbi del movimento.”

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